mercoledì 8 aprile 2009

La Protezione

Marted� 7 Aprile 2009,
Palmanova
NOSTRO INVIATO
La centrale sembra una portaerei in navigazione notturna. Luci e brulicare organizzato di uomini. Un’avanguardia di tecnici alle 6, la prima colonna alle 9.10 con 173 volontari e l’aggiunta di un’altra squadra tecnica. Poi un gruppo di 13 unità cinofile da soccorso e 4 medici del "118" di Trieste. Alle 13.25 la seconda colonna, forte di 224 volontari. Tutti a ripensare al nostro terremoto del ’76, tutti pronti a salvare e recare conforto. Eccolo qua, nella fiumana di mezzi efficienti e calda umanità, il Friuli migliore della tenacia e del cuore.
L’esercito dei soccorsi. Si è mosso in pochissime ore con 108 mezzi l’esercito della Protezione civile friulana, determinato e carico di armi contro la morte e la devastazione. Il miracolo tutto friulano si è compiuto ancora e non è un caso che il commissario all’emergenza sismica Guido Bertolaso non abbia esitato a nominare sul campo il Friuli Venezia Giulia regione capofila. I tecnici si sono acquartierati nella palestra della Finanza all’Aquila, dove è stata istituita la sala operativa. E i volontari si sono attendati nella città capoluogo, dove assieme alla protezione civile marchigiana hanno ricevuto l’ordine di rimanere. È tutto loro il compito di gestire l’emergenza nella città, una delle cinque zone operative nelle quali è stato suddiviso il territorio colpito.
I mezzi in campo. I 397 volontari sono del tutto autosufficienti: hanno oltre 200 gruppi elettrogeni, le tende, tre cucine da campo dell’Associazione nazionale Alpini ciascuna in grado di funzionare con una squadra di 7 Penne nere friulane. Riserve alimentari adeguate fino al cambio, che dovrebbe avvenire sabato prossimo. «Ancora una volta il sistema ha funzionato ottimamente, fornendo una risposta forte e immediata», constatava soddisfatto a mezzogiorno l’assessore regionale Vanni Lenna. «Merito dei nostri volontari, ma anche dei tecnici della Protezione civile e della loro professionalità».
Si aggiungono 81 vigili del fuoco, con una trentina di mezzi, partiti dai Comandi provinciali della Regione, fra cui 26 da Udine e 17 da Pordenone.
Prima riunione alle 4. Il direttore della protezione civile Guglielmo Berlasso riceve l’allarme in tempo reale alle 3.32, sul telefonino. Alle 4 assieme ad altre cinque persone è già seduto attorno al tavolo della sala operativa, a Palmanova. Cristina Trocca, giovane ingegnere che della sala operativa è responsabile, spedisce in tempo reale gli sms di mobilitazione a tutti i 219 Comuni e alle relative Squadre di protezione civile: sono oltre 400 messaggini. I capisquadra tirano subito giù dal letto i volontari da concentrare a Palmanova e da 100 Comuni del Friuli Venezia Giulia, dal mare alla più lontana montagna, si parte quasi all’unisono. I pordenonesi, per praticità operativa, non convergeranno a Palmanova, ma incontrano la colonna dei soccorsi al casello di Portogruaro.
È ancora buio quando Berlasso parla al telefono con Chicco De Bernardis, il vice di Bertolaso: il Friuli è capofila dell’emergenza. Chiama il collega della Regione Abruzzo, Altero Leone, che ha appena tratto in salvo la nonna cavandola nell’oscurità dalle macerie: «Guglielmo, fai tutto tu», gli urla dentro il microfono con tutta la disperazione che ha in corpo.
L’avanguardia. Alle 6 partono per l’Abruzzo, dove si sono insediati poche ore più tardi nella sala operativa, i tecnici regionali Damiano Giordani di Montereale Valcellina, Michele Bon di Romans d’Isonzo, Fabio Di Bernardo di Remanzacco, Claudio Garlatti di Pozzuolo, Gianni Burba di Udine e Urbano Mazzuccato di San Vito di Fagagna. La seconda squadra tecnica sarà composta, poco più tardi, da Alex Timeus di Tolmezzo, Mauro Cozzutto e Mauro Bianchin di Gradisca, Giorgio Visentini di Udine, i friulani Mauro Band e Cesare Nonino, e poi ancora il triestino Adriano Morettin e Roberto Pagorut di Fiume Veneto. Sono i coordinatori dell’emergenza, ma anche gli esperti che devono ristabilire i collegamenti telematici spezzati dal sisma. Allertati ieri pomeriggio anche i tecnici del Dipartimento di Georisorse dell’Università di Udine.
Le colonne. La prima parte alle 9.10 con 173 volontari, la seconda alle 13.25 con 224. Berlasso, che oggi sarà a Roma da Bertolaso, sta ritto sul piazzale e stringe la mano in corsa a tutti gli autisti. Chi gli augura buon lavoro, chi buona Pasqua, chi augura anche a se stesso la buona fortuna. L’autista del gruppo di Dogna, il piccolo comune che dal Canal del Ferro guarda alla parete Ovest del Montasio, gli grida con l’anima: «Guglielmo, portiamo alto il nome del Friuli». Lo spirito della ricostruzione è ancora qui. Tutto intero.
Maurizio Bait



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