lunedì 20 ottobre 2008

NON CI RESTA CHE IL TRENO. NEL 2020?

di Roberto Morelli
La terza e (in futuro) la quarta corsia sull'autostrada A4 saranno una gran bella cosa. Ma è possibile che nessuno abbia ancora alzato il ditino per far notare che Trieste, il cui accesso sarà escluso dal potenziamento, rischia d'esser tagliata fuori dai futuri assi di traffico? Le merci saliranno e scenderanno dal Brennero, da Tarvisio, da Gorizia. Perché mai dovrebbero incolonnarsi nel futuro imbuto da Villesse a Sistiana?

Nessuno lo dice, eppure è talmente evidente da sembrare banale. L'alternativa è peraltro sconfortante: se i mezzi non devieranno altrove, il tratto da e per Trieste diventerà un inferno, non dissimile da quel ch'è oggi la tangenziale di Mestre. Un collo di bottiglia nel punto in cui le tre (o quattro) corsie diventeranno due. Beninteso: la soluzione al caos dell'autostrada non è sull'autostrada, ma sui binari. Solo il treno, con la realizzazione dell'alta velocità, può decongestionare l'asfalto dalle quattro ruote, spostando su un mezzo più sicuro, veloce ed economico le merci e le persone.

Finché quest'alternativa non ci sarà, patiremo ingorghi sempre più lunghi e frequenti. Accade già: una volta si viaggiava da e per Milano e con l'incubo di Mestre o di Brescia, oggi ci si inchioda a Latisana o Palmanova. E non può essere altrimenti: più crescono le economie est-europee, più aumentano le merci che si scambiano e le persone che si muovono. Ma finché da Trieste a Lubiana s'impiegheranno tre ore di treno, non attendiamoci che un'impresa o una famiglia sana di mente ci monti sopra: in bicicletta, piuttosto.

E giacché la realizzazione dei binari veloci a Nordest non sta affatto in cima all'elenco delle opere finanziabili, e anzi su alcuni tratti lombardo-veneti non v'è neppure uno straccio di progetto, non scommetteremmo un euro sulla possibilità di vedere una ferrovia moderna dalle nostre parti entro il 2020. Di qui l'urgenza della terza corsia autostradale. Un'opera a suo tempo pensata da San Donà a Villesse, ma che l'esponenziale crescita dei veicoli tra un casello e l'altro, e l'impressionante volume d'incidenti, renderebbe necessario riprogettare fino a Trieste. Già si stima (e giustamente) di progettare la quarta corsia; ma, passata Villesse, sempre due ne resteranno. Il danno per il capoluogo sarà duplice: il disagio per l'accesso alla città, l'allontanamento dei traffici dalla direttrice triestina.
E non si tratta di solo passaggio. Tutte le esperienze territoriali dimostrano che lo sviluppo segue gli assi di comunicazione, e che senza vie non c'è sviluppo. Ecco perché è quanto mai sorprendente che tra gli esponenti e le istituzioni cittadine nessuno abbia ancora ritenuto di porre la questione. E fino al 2014, o il 2020? Resta il nodo di fondo. L'utilizzo delle strade va dissuaso, altrimenti incapperemo nella trappola dello sviluppo: più si cresce, peggio si vive. Qualcosa va fatto ora e subito. Bene sta agendo la Regione nel potenziare e promuovere il caricamento dei tir sui treni, per alleggerire almeno alcuni tratti autostradali, bene farebbero le società di gestione a chiedere un aumento di tariffe per i camion ai caselli.

L'argomento è spinoso e fa saltare la mosca al naso alle aziende di trasporto, ma è evidente che le attuali tariffe non rendono ragione della pericolosità, l'inquinamento e il "consumo" del manto stradale generato dai grandi veicoli. Se non si agisce presto, fra dieci anni un articolo simile a questo proporrà la quinta o la sesta corsia, mentre si stimeranno i nuovi binari per il 2030. Forse, magari.
(19 ottobre 2008)

fonte:ilpiccolo.repubblica.it

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