martedì 19 agosto 2008

OKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK!

LA TERZA CORSIA NON BASTA

LA SOLUZIONE È SUI BINARI

di ROBERTO MORELLI
La terza corsia sull'A4? Facciamone quattro, che diamine. O magari cinque o sei. Non ci sarà limite alle corsie necessarie sulle nostre autostrade, finché rimarranno di fatto l'unico mezzo praticabile per le merci e le persone, nonostante le code e i pericoli mai così evidenti come in questi giorni. La terza corsia da San Donà a Villesse è indispensabile quanto urgente, e il fatto che Renzo Tondo se ne assuma da commissario la responsabilità, esponendo ruolo e faccia, è una garanzia sui tempi. Tempi che saranno meno estenuanti (di meglio non osiamo, visto che si discute di sei o sette anni). Di più: proprio la lungaggine dell'iter dovrebbe suggerire la progettazione della corsia aggiuntiva anche da Villesse a Trieste, a suo tempo scartata.

Altrimenti rischiamo che tra sei anni l'imbuto si sposti solo un po' più in là, e che Trieste venga aggirata dall'asse di traffico diretto a Est: ciò che danneggerebbe di certo Fernetti e probabilmente il porto, che a Fernetti costituirà una base importante. Ma non basterà mai: non una, non due corsie in più, a fronte di una crescita di veicoli in transito che ha già reso vecchie le stime di qualche anno fa. I volumi previsti per il 2020 saranno raggiunti nel 2015, se non prima. I 140mila veicoli giornalieri che oggi si incolonnano a Mestre diventeranno 200mila tra qualche anno. Il nuovo Passante smaltirà il traffico, ma fatalmente ne attirerà altro, in un perverso gioco al rialzo alimentato dall'assenza di alternative. Tutto ciò perché la soluzione alle autostrade intasate non sta nelle autostrade, bensì sui binari. Un sistema ferroviario moderno è l'unico antidoto al congestionamento dei caselli: consente alle merci di viaggiare a costi inferiori e con più sicurezza, alle persone di spostarsi da un centro all'altro senza intasarli in coda ai semafori, ai territori attraversati di non subire livelli di smog insostenibili.

E mentre nel resto d'Europa (Francia, Germania, Spagna) e persino in Asia le ferrovie stanno raggiungendo livelli d'efficienza superiori alle auto persino nei tempi di percorrenza, in Italia patiamo lo stato penoso dei nostri binari. Doppiamente penoso: non solo per i ritardi ormai incolmabili dell'alta velocità, ma anche perché quest'eterna attesa ci ha precluso finanche la velocità normale, bloccando l'ammodernamento dell'esistente. Di qui il rischio che le nuove autostrade da una parte facciano affievolire la già altalenante consapevolezza della necessità della ferrovia, e dall'altra generino ancor più traffico, esse stesse vittime della propria accresciuta efficienza. Ciò rende indispensabile che la Regione e gli enti locali, con Tondo nella duplice veste di governatore e commissario, esercitino ogni pressione non solo per accelerare i nuovi binari, ma anche per robuste soluzioni di breve periodo.

Una su tutte: disincentivare i tir sulle autostrade mediante l'aumento delle tariffe. Il potere di blocco ai mezzi pesanti attribuito a Tondo sarà, quando applicato, un palliativo: finito il blocco, il doppio dei camion si rovescerà in strada. Invece un pedaggio più elevato non solo compenserebbe il maggiore spazio occupato dai tir, ma soprattutto spingerebbero gli operatori all'utilizzo del treno (magari mettendoci sopra i tir, come avviene a Trieste con i mezzi turchi). Sarebbe una misura di equità e sicurezza. Se le merci che trasportava quel camion impazzito a Cessalto fossero state caricate su un treno, l'apocalisse di dieci giorni fa non sarebbe accaduta. E così le molte altre che purtroppo dobbiamo attenderci in futuro.
(17 agosto 2008)

Fonte:ilpiccolo.repubblica.it

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